CITAZIONE (oea @ 9/6/2008, 09:59)
nel 2003 l'autostrada 666 negli usa è stata ribattezzata autostrada 491, per via della hexakosioihexekontahexaphobia (fobia del numero 666). se parker ha ragione, potevano risparmiarsi la fatica, e provare a curare quella fobia.
la cosa interessante è che si sviluppa la fobia di un numero, quando è il suo significato a dover fare paura: quel numero sta per "nome d'uomo".
ad un primo livello di significato, quel nome è nerone, se il numero è 666. è caligola, se il numero è 616 (sempre in base al calcolo della gematria, parente della più famosa cabbalah).
ad un altro e simultaneo livello di significato, pare che il significato di entrambi i numeri sia "uomo che nega la Trascendenza e si arroga di avere natura divina" (come facevano alcuni imperatori romani). infatti, il 6 è il numero dell'incompletezza, e ripeterlo tre volte sottolinea un blasfema trinità dell'incompleto che vuole sostituire la Trinità Santa, composta da Trascendente (il Padre), Immanente (il Figlio dell'Uomo) e Spirito Santo che li unisce. ripetere due volte il 6 con l'1 in mezzo non cambia allora troppo il significato: due incompleti (due uomini) che nel dialogo fra loro si illudono di diventare l'UNO, e dunque di nuovo una illusoria e blasfema trinità.
per capire il senso di questa polemica, forse sarebbe utile conoscere il mito del Simurgh (e il contrasto fra gnostici e trinitari che caratterizzò i primi secoli del cristianesimo). però non è impresa facile: vaede giustamente ricorda quanto sia arduo avventurarsi nella comprensione delle Apocalissi gnostiche. e in aggiunta il contrasto fra alcune forme di pensiero gnostico e alcune forme di pensiero trinitario costituisce un altro imponente ostacolo. ma c'è una poesia di montale che aiuta in questo ... dunque se vi interessa (datemi un segno, non vorrei annoiarvi) posterò prossimamente tanto il mito del Simurgh quanto la poesiola di montale.
riprendo da qui, visto l'interesse mostrato da lemures per la proposta, con una poesia di eugenio montale (in
Satura I, 1970) che secondo me aiuta a porre bene in evidenza il dibattito fra trinitari e dualisti-gnostici, considerandolo nella versione arrivata agli stanchi giorni nostri, dove i trinitari sono degenerati nell'immanentismo, e i dualisti-gnostici si sono rassegnati allo scetticismo post-moderno. sia chiaro che si tratta di una mia libera interpretazione della poesia, e che non ho alcuna autorità per affermarla come valida. nel secondo verso della poesia c'è comunque una visione della Storia interessante, che spero basti a giustificare le mie oziose digressioni.
DIALOGO
"Se l'uomo è nella storia non è niente.
La storia è un
marché aux puces, non un sistema".
"Provvidenza e sistema sono tutt'uno
e il Provvidente è l'uomo".
"Dunque è provvidenziale anche la pestilenza".
"La peste è il negativo del positivo,
è l'uomo che trasuda il suo contrario".
"Sempre avvolto però nel suo sudario".
"Il sistema ternario
secerne il male e lo espelle,
mentre il binario se lo porta dietro".
"Ma il ternario lo mette sottovetro
e se vince lo adora".
"Vade retro,
Satana!"
ai tempi in cui qualcuno coniò il numero della bestia, che "rappresenta un nome d'uomo" (
Apocalisse, 13:18), gli gnostici (diversi in ciò dal primo interlocutore del dialogo montaliano) credevano che la storia avesse un senso, e i trinitari (diversi in ciò dal secondo interlocutore del dialogo) credevano che il Provvidente trascendesse l'uomo.
il problema del male dunque si riduceva all'errore nella ricerca della Verità Trascendente. un poco come la pensano anche i buddhisti, per i quali l'ignoranza della verità, la
avidya, è l'origine del male, mentre la verità, raggiunta attraverso la rinuncia alla bramosia e all'io isolato, libera da ogni sofferenza.
se il mio ragionamento ha qualche valore, l'autore dell'Apocalisse, o i primi discepoli che ne trasmisero il testo (forse con interpolazioni per le quali il numero diventa 666 in una versione, e 616 nell'altra), potevano usare indifferentemente l'uno o l'altro dei due numeri "incriminati". l'essenziale era che il numero rimandasse al
simbolo stesso dell'errore nella ricerca della Verità: l'imperatore (Nerone 666 o Caligola 616) che pretende di annullare la Trascendenza nella divinizzazione di un singolo essere umano.
il cristianesimo nascente era soggetto a questo errore, che possiamo chiamare immanentismo, proprio perché proclamava il Cristo al contempo "vero Dio" e "vero uomo". e l'autore della "Rivelazione" (questo come tutti sapete signifca "apocalisse") doveva combattere questo errore. pur essendo vicino alla gnosi cristiana (contrasto fra Luce e Tenebre nel Vangelo di Giovanni), doveva indicare il suo accordo con l'altra parte del cristianesimo nascente (quella rappresentata dalle scuole che diedero origine ai tre Vangeli Sinottici), e insieme ad essa riconciliare Immanenza e Trascendenza nella dottrina della Trinità.
indicare in modo drammatico l'errore insito nell'immanentismo e nella sottovalutazione della dottrina trinitaria, attraverso il richiamo crittografato ad un imperatore romano persecutore dei cristiani e di condotta screditata, appare secondo questa ipotesi una soluzione stilistica straordinariamente efficace quanto a potere esemplificativo delle conseguenze dell'errore.
il problema di riconciliare immanenza e trascendenza in teologia non è poi presente solo nel cristianesimo. nel mondo islamico, dove il richiamo all'assoluta trascendenza del Divino è fortissimo, esso venne posto e risolto in vari modi, soprattutto dai primi mistici sufi (alcuni fra i quali non a caso vennero accusati di essere eretici vicini al cristianesimo, e variamente perseguitati). uno dei modi più poetici è il mito del Simurgh, l'araba fenice: se non lo conoscete e vi interessa, ve lo racconto in un prossimo post).