| si diceva che il numero della bestia potrebbe essere frutto della necessità, per l'autore dell'Apocalisse (appartenente alla scuola di San Giovanni Evangelista, dunque vicino al dualismo luce-tenebre, bene-male della gnosi cristiana), di rendere chiara la condanna dell'immanentismo, nel quale gli gnostici più dei trinitari rischiavano di cadere. e si diceva che il problema di conciliare Immanente e Trascendente nella ricerca della Verità si poneva anche agli gnostici di altre religioni. nell'islam, gli gnostici (i sufi) lo risolsero in vario modo, e il più poetico è il mito del Simurgh. ve lo racconto, secondo la versione che ne dà il poeta iraniano farid ud-din attar (morto intorno al 1230 d.c.), nel poema mantiq ut-tair (il parlamento degli uccelli). il mantiq ut-tair ha nella letteratura dell'iran islamico lo stesso ruolo, e la stessa fama, che in occidente ha la divina commedia
prima sono necessarie due premesse sui simboli centrali del poema di attar: - gli uccelli sono metafora delle anime individuali, per la loro capacità di "volare alto" alla ricerca del bene (cfr. i versi di montale: "bene non seppi, fuori del prodigio/ che schiude la divina indifferenza:/ era la statua nella sonnolenza/ del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato"). - il Simurgh, noto anche come la fenice capace di risorgere dalla sue ceneri, è l'anima del mondo, un uccello che il signore d'ogni singolo uccello; e ogni uccello, quando si leva in alto, ne intuisce o ne spera l'esistenza, pur non avendolo mai visto, pur non potendo mai essere certo che esista.
un giorno, uno stuolo di uccelli, sotto la guida dell'upupa (l'ilare uccello dei poeti di un'altra poesia di montale, che sembra conoscere attar), si riunisce in parlamento, e decide di tentare l'estrema avventura: raggiungere la vetta, considerata inaccessibile, del monte khaf, dove la leggenda dice che viva , muoia, e risorga dalla proprie ceneri il Simurgh. nel viaggio, parlano fra loro dei mille dubbi che li attanagliano, e delle poche cose che sanno, diverse per ognuno. attraversano sette valli, e le difficoltà spingono molti alla rinuncia, molti portano a morte. delle centinia che avevano tentato l'impresa, trenta uccelli, guidati dall'upupa, alla fine del viaggio tremendo (le ultime valli sono quella della morte, e quella della disperazione) raggiungono la vetta del khaf. e lì scoprono d'essere un solo uccello, pur essendo e restando trenta uccelli diversi. in quel preciso momento, il Simurgh risorge dalle sue ceneri, e sa di essere quei trenta uccelli, quell'unico uccello.
attar riesce (come dante nell'ultimo canto del "paradiso") a rendere intuibile come uno gnostico dualista e dunque tentato dall'immanentismo (la divinità equivale al Bene, alla Luce che "le tenebre non hanno accolto") possa riconciliarsi con la fede nella Trascendenza (la Divinità trascende ciò che noi chiamiamo "bene" e "male"): trenta anime distinte restano trenta anime distinte eppure sono una sola Anima.
ma una soluzione come quella di attar, per quanto sia di una bellezza mozzafiato, non è mai del tutto soddisfacente, ed il motivo per cui non lo è ce lo racconta con la solita amara ironia il solito eugenio montale, in una delle sue "poesie disperse":
OBIEZIONI
Il Creatore fu increato? Questo può darsi ma è difficile pensarlo imprigionati come siamo nel tempo e nello spazio. E se non fu increato, anzi diventa tardivamente opera nostra, allora tutto s'imbroglia. Siamo Dio, a miliardi, anche i poveri e i pazzi e ora soltanto ce ne accorgiamo? E poi, con quanta voglia?
dunque, è plausibile che di fronte a queste difficoltà lo gnostico-dualista autore dell'Apocalisse, consapevole come montale che non possiamo pensare l'Increato (il Trascendente, l'Eterno) imprigionati come siamo nello spazio-tempo, e consapevole anche della debolezza della posizione trinitaria di fronte al problema dell'origine del male (vedi la poesia di montale nell'altro mio post in questo topic), abbia voluto limitarsi ad una ferma condanna dell'immanentismo equiparando proprio questo al Male, attraverso l'invenzione della "bestia" e del suo "numero", e senza altro tentativo che questo per indicare e limitare il rischio immanentista della gnosi.
Edited by oea - 11/6/2008, 00:28
|