Intellettualismo o volontarsmo?
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INTELLETTUALISMO SOCRATICO5 [62.50%]
VOLONTARISMO POST-CRISTIANO3 [37.50%]
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Intellettualismo o volontarsmo?

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Karma Negativo
view post Posted on 14/10/2008, 15:30




Per voi la gente fa del male perchè quando lo commette non lo ritiene tale (intellettualismo) o perchè vuole far del male (volontarismo)?
 
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Vaede
view post Posted on 14/10/2008, 16:10




Non credo che qualcuno faccia il male per fare il male. In qualche modo lo si fa sempre in vista di un bene, quanto meno del "proprio" bene.

Poi dipende dal gradi coscienza di ciascuno capire se quello che si sta facendo è comunque un male.

Nanni
 
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clarapam
view post Posted on 14/10/2008, 17:20




Certo anche le persone che fanno il male per il gusto di farlo, lo fanno comunque nell'ottica di un bene: la soddisfazione che consegue all' aver trasgredito ciò che è giusto.
Ma questo bene è illusorio ed effimero, e certo infinitamente inferiore rispetto al bene puro cui dovrebbe tendere ciascuna coscienza.
Dunque non è bene conseguirlo, sebbene io mentre lo compio sia cosciente di ciò.

Direi decisamente volontarismo post-cristiano.
 
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Karma Negativo
view post Posted on 14/10/2008, 20:10




CITAZIONE (clarapam @ 14/10/2008, 18:20)
Certo anche le persone che fanno il male per il gusto di farlo, lo fanno comunque nell'ottica di un bene: la soddisfazione che consegue all' aver trasgredito ciò che è giusto.
Ma questo bene è illusorio ed effimero, e certo infinitamente inferiore rispetto al bene puro cui dovrebbe tendere ciascuna coscienza.
Dunque non è bene conseguirlo, sebbene io mentre lo compio sia cosciente di ciò.

Direi decisamente volontarismo post-cristiano.

Io invece direi intellettualismo.

Comunque rigiri la frittata fai sempre le cose in vista di un qual bene, grande o piccolo che sia. Se io sto per fare il male ma lo vedo come un bene, per quanto illusorio ed effimero possa essere nella realtà, nel mio cervello rimane per sempre un bene.

Se io ad esempio decido di fare la pipì addosso ad una vecchietta perchè è una cosa malvagia, vuol dire appunto che far cose malvage mi dietta, quindi è un mio bene.
Se invece mentre mi avvicino alla vecchietta dico "oh mioddio che grande azione empia che sto per fare, non voglio farla, è riluttante" ma poi la faccio lo stesso, vuol dire che le mia azioni procedono per forza di inerzia, quindi ho fatto qualcosa che non volevo fare. E non volevo farla perchè sapevo che era male. L'ho fatto ma non volevo...
 
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oea
view post Posted on 14/10/2008, 23:46




C'è un'alternativa a quella proposta nel sondaggio.
E' riassunta in quattro versi di una poesia di Wystan Auden, September 1, 1939 (la poesia è scritta all'inizio di quel grande Male che fu la seconda guerra mondiale) :

I and the public know
What all schoolchildren learn,
Those to whom evil is done
Do evil in return


Coloro a cui è fatto del male/ fanno del male in risposta

Auden ci ricorda una verità che si impara fin dalla scuola elementare: si fa il male che si è ricevuto, al di là di volontarismi o intellettualismi.
Per alcuni filosofi, il problema non è quello dell'intellettualismo o del volontarismo, ma quello della prima origine del Male. Una volta originato, il Male si perpetua di generazione in generazione con atti che sono più meccanici che volontari, più meccanici che frutto di ignoranza o intelligenza.
 
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Vaede
view post Posted on 15/10/2008, 07:45




C'è sempre il problema della definizione del termine "male", che andrebbe esplicitata.

Nanni
 
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oea
view post Posted on 15/10/2008, 08:48




Facile: male = dolore inutile (cioé che non serve a salvare, momentaneamente, la vita).
 
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Karma Negativo
view post Posted on 15/10/2008, 13:53




Interessante...
 
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<SuperAngel>
view post Posted on 15/10/2008, 16:52




Io non saprei cosa votare, perchè a volte si fa del male pensando di non farlo, mentre a volte si fa del male consapevoli dell'azione malvagia che si stà per compiere...quindi non saprei proprio...
 
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clarapam
view post Posted on 15/10/2008, 23:56




CITAZIONE (oea @ 15/10/2008, 00:46)
C'è un'alternativa a quella proposta nel sondaggio.
E' riassunta in quattro versi di una poesia di Wystan Auden, September 1, 1939 (la poesia è scritta all'inizio di quel grande Male che fu la seconda guerra mondiale) :

I and the public know
What all schoolchildren learn,
Those to whom evil is done
Do evil in return


Coloro a cui è fatto del male/ fanno del male in risposta

Auden ci ricorda una verità che si impara fin dalla scuola elementare: si fa il male che si è ricevuto, al di là di volontarismi o intellettualismi.
Per alcuni filosofi, il problema non è quello dell'intellettualismo o del volontarismo, ma quello della prima origine del Male. Una volta originato, il Male si perpetua di generazione in generazione con atti che sono più meccanici che volontari, più meccanici che frutto di ignoranza o intelligenza.

E quindi di cosa è fatto il male, da dove viene? è sostanza o non lo è? quando ha avuto origine, se l'ha avuta?

Dopo la domanda dell'origine, per quanto si possa osservare che esso si protrae di generazione in generazione come conseguenza di sè stesso, secondo me la domanda di fondo rimane: perchè l'uomo meccanicamente lo compie? Ne è consapevole o meno? Lo conosce ma decide di attuarlo, o lo attua perchè non lo conosce?

E i mali fisici, come le malattie, i cataclismi naturali, la morte?


CITAZIONE (Karma Negativo @ 14/10/2008, 21:10)
CITAZIONE (clarapam @ 14/10/2008, 18:20)
Certo anche le persone che fanno il male per il gusto di farlo, lo fanno comunque nell'ottica di un bene: la soddisfazione che consegue all' aver trasgredito ciò che è giusto.
Ma questo bene è illusorio ed effimero, e certo infinitamente inferiore rispetto al bene puro cui dovrebbe tendere ciascuna coscienza.
Dunque non è bene conseguirlo, sebbene io mentre lo compio sia cosciente di ciò.

Direi decisamente volontarismo post-cristiano.

Io invece direi intellettualismo.

Comunque rigiri la frittata fai sempre le cose in vista di un qual bene, grande o piccolo che sia. Se io sto per fare il male ma lo vedo come un bene, per quanto illusorio ed effimero possa essere nella realtà, nel mio cervello rimane per sempre un bene.

Se io ad esempio decido di fare la pipì addosso ad una vecchietta perchè è una cosa malvagia, vuol dire appunto che far cose malvage mi dietta, quindi è un mio bene.
Se invece mentre mi avvicino alla vecchietta dico "oh mioddio che grande azione empia che sto per fare, non voglio farla, è riluttante" ma poi la faccio lo stesso, vuol dire che le mia azioni procedono per forza di inerzia, quindi ho fatto qualcosa che non volevo fare. E non volevo farla perchè sapevo che era male. L'ho fatto ma non volevo...

Sapevo che avresti detto intellettualismo. E Padula (il professore di filosofia della nostra classe) ti direbbe che tuttavia il bene che per te deriva dal fare la pipì addosso alla vecchietta è un bene di livello molto basso, e che hai scelto tu con la tua cattiva volontà di anteporre questo al bene più nobile. Quindi tu sai che non è il bene più alto, ma scegli di tendere ad esso.

Inoltre anche procedendo per "forza di inerzia" tu operi la scelta, perchè sebbene tu sappia che l'azione sia sbagliata decidi di farla comunque, anche senza curartene troppo. Il fatto che tu non volessi farlo è successivo... nel momento in cui fai la pipì [ :Bravo!: ] tu hai compiuto la tua scelta.
 
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Karma Negativo
view post Posted on 16/10/2008, 00:38




CITAZIONE (clarapam @ 16/10/2008, 00:56)
Sapevo che avresti detto intellettualismo. E Padula (il professore di filosofia della nostra classe) ti direbbe che tuttavia il bene che per te deriva dal fare la pipì addosso alla vecchietta è un bene di livello molto basso, e che hai scelto tu con la tua cattiva volontà di anteporre questo al bene più nobile. Quindi tu sai che non è il bene più alto, ma scegli di tendere ad esso.

Inoltre anche procedendo per "forza di inerzia" tu operi la scelta, perchè sebbene tu sappia che l'azione sia sbagliata decidi di farla comunque, anche senza curartene troppo. Il fatto che tu non volessi farlo è successivo... nel momento in cui fai la pipì [ :Bravo!: ] tu hai compiuto la tua scelta.

Padula direbbe cazzate.
Il meno bene non è il male. C'è una grandiosissima differenza.
E poi la scala gerarchica per sistemare i beni dal più nobile al meno nobile me la dovete ancora spiegare.
Quindi io posso anche sapere che non è il bene più alto, ma non scelgo di tendere verso il male. Il bene che si tende a fare è quello più pregnante nel momento in cui si decide di farlo.

Soprattutto la forza di inerzia presuppone che io non abbia operato la scelta, e non l'opposto. E' intrinseco nel concetto. Faccio una cosa non perchè scelgo di farla, ma perchè non scelgo nemmeno di non farla. Che io la faccia è un'implicazione involontaria.
E soprattutto, l'uomo non può valutare che sulla base di sè stesso. E quindi, se una cosa malvagia è per tal uomo il bene, i due concetti coincidono. Ma ciò non ha senso è c'è una falla nel ragionamento, infatti abbiamo supposto un male che sia assoluto e un bene che sia relativo. Anche il male deve essere relativo, e siccome non è percepito come tale nella mente di tal uomo non c'è. Quindi c'è solo il bene legato al far pipì sulle vecchiette.
 
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clarapam
view post Posted on 16/10/2008, 00:47




CITAZIONE (Karma Negativo @ 16/10/2008, 01:38)
CITAZIONE (clarapam @ 16/10/2008, 00:56)
Sapevo che avresti detto intellettualismo. E Padula (il professore di filosofia della nostra classe) ti direbbe che tuttavia il bene che per te deriva dal fare la pipì addosso alla vecchietta è un bene di livello molto basso, e che hai scelto tu con la tua cattiva volontà di anteporre questo al bene più nobile. Quindi tu sai che non è il bene più alto, ma scegli di tendere ad esso.

Inoltre anche procedendo per "forza di inerzia" tu operi la scelta, perchè sebbene tu sappia che l'azione sia sbagliata decidi di farla comunque, anche senza curartene troppo. Il fatto che tu non volessi farlo è successivo... nel momento in cui fai la pipì [ :Bravo!: ] tu hai compiuto la tua scelta.

Padula direbbe cazzate.
Il meno bene non è il male. C'è una grandiosissima differenza.
E poi la scala gerarchica per sistemare i beni dal più nobile al meno nobile me la dovete ancora spiegare.
Quindi io posso anche sapere che non è il bene più alto, ma non scelgo di tendere verso il male. Il bene che si tende a fare è quello più pregnante nel momento in cui si decide di farlo.

Soprattutto la forza di inerzia presuppone che io non abbia operato la scelta, e non l'opposto. E' intrinseco nel concetto. Faccio una cosa non perchè scelgo di farla, ma perchè non scelgo nemmeno di non farla. Che io la faccia è un'implicazione involontaria.
E soprattutto, l'uomo non può valutare che sulla base di sè stesso. E quindi, se una cosa malvagia è per tal uomo il bene, i due concetti coincidono. Ma ciò non ha senso è c'è una falla nel ragionamento, infatti abbiamo supposto un male che sia assoluto e un bene che sia relativo. Anche il male deve essere relativo, e siccome non è percepito come tale nella mente di tal uomo non c'è. Quindi c'è solo il bene legato al far pipì sulle vecchiette.

eppure è proprio quello che ha detto in classe, mentre tu leggevi greco...
e guarda un po' la concidenza, è la stessa cosa che disse un certo Agostino di Tagaste, più o meno...

poi lo sai che io oltre un certo punto non sono capace di replicare, quindi direi che la prossima lezione potreste intavolare una bella discussione filosofica che ci farebbe tutti contenti. image
 
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Karma Negativo
view post Posted on 16/10/2008, 00:59




CITAZIONE (clarapam @ 16/10/2008, 01:47)
eppure è proprio quello che ha detto in classe, mentre tu leggevi greco...

Appunto, ha detto cazzate.

CITAZIONE (clarapam @ 16/10/2008, 01:47)
e guarda un po' la concidenza, è la stessa cosa che disse un certo Agostino di Tagaste, più o meno...

Io la penso in modo molto diverso da questo signor Agostino...

CITAZIONE (clarapam @ 16/10/2008, 01:47)
la prossima lezione potreste intavolare una bella discussione filosofica che ci farebbe tutti contenti.

In effetti salteremmo l'interrogazione...
 
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oea
view post Posted on 18/10/2008, 13:56




CITAZIONE (clarapam @ 16/10/2008, 00:56)
CITAZIONE (oea @ 15/10/2008, 00:46)
C'è un'alternativa a quella proposta nel sondaggio.
E' riassunta in quattro versi di una poesia di Wystan Auden, September 1, 1939 (la poesia è scritta all'inizio di quel grande Male che fu la seconda guerra mondiale) :

I and the public know
What all schoolchildren learn,
Those to whom evil is done
Do evil in return


Coloro a cui è fatto del male/ fanno del male in risposta

Auden ci ricorda una verità che si impara fin dalla scuola elementare: si fa il male che si è ricevuto, al di là di volontarismi o intellettualismi.
Per alcuni filosofi, il problema non è quello dell'intellettualismo o del volontarismo, ma quello della prima origine del Male. Una volta originato, il Male si perpetua di generazione in generazione con atti che sono più meccanici che volontari, più meccanici che frutto di ignoranza o intelligenza.

E quindi di cosa è fatto il male, da dove viene? è sostanza o non lo è? quando ha avuto origine, se l'ha avuta?

Dopo la domanda dell'origine, per quanto si possa osservare che esso si protrae di generazione in generazione come conseguenza di sè stesso, secondo me la domanda di fondo rimane: perchè l'uomo meccanicamente lo compie? Ne è consapevole o meno? Lo conosce ma decide di attuarlo, o lo attua perchè non lo conosce?

E i mali fisici, come le malattie, i cataclismi naturali, la morte?

Comincio dall'ultima domanda:
dopo i mali fisici del tipo cataclismi, solo il 6% circa dei sopravvissuti sviluppa il Disturbo Post-Traumatico da Stress, DPTS (memorie del trauma che tornano insistenti per anni, insonnia, disturbi neuro-vegetativi, propensione ad esplosioni di collera, etc.)
Dopo traumi anche meno fisicamente dolorosi, ma inferti da mano umana, la percentuale delle vittime che sviluppa il DPTS sale, dal 30% all'80% a seconda dei gruppi di vittime studiati (vittime di bullismo, vittime di stupri, vittime di torture).
Dunque, poco o nessun rischio di ripateizione meccanica del male se il dolore è attribuibile a cause naturali.

Si può essere coscienti (anche nel senso di coscienza che sono "male") di atti che si compiono meccanicamente, quindi senza vera volontarietà e senza vera riflessione critica 8come dice una vecchia formula da catechismo, senza piena avvertenza e deliberata coscienza). La parola "meccanicamente" è intesa appunto a segnalare questa non rara evenienza.

L'origine del male, secondo Luigi Pareyson, è la stessa dell'origine della libertà. Consiglio il saggio riassuntivo della sua filosofia: "Filosofia della Libertà" (Il Melangolo). E il Male, secondo questo grande filosofo, maestro di Eco e di Vattimo, va distinto dalla sofferenza. il Male è sofferenza non necessaria alla vita e non produttrice di crescita della coscienza. Il Male che fa il colpevole è diverso dal "male" (sofferenza" che riceve la vittima.

Sulla "Sostanza", nel 2008 non poso seguirti. Il concetto è stato vantaggiosamente sostituito, mi sembra, nelle scienze inclusa la Fisica, nell'Etica, ovunque, da quello di Relazione (del tipo della relazione e= mc2)
 
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Warci Lich
view post Posted on 21/10/2008, 13:56




Io concordo sulla concezione che il bene ed il male sono soprattutto relativi.
Ma è pur vero che se posto su un piano matematico allora essi iniziano ad avere un vero senso, dato che distinguiamo il bene dei molti e quello dei pochi.
Di conseguenza non posso che votare per la concezione del male secondo Socrate
 
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16 replies since 14/10/2008, 15:30   400 views
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